«Anche i calciatori seppur con condizioni diverse , case più grandi con villette e piscine sono sottoposti allo stress da quarantena.
Questo è il rischio più concreto a cui va incontro il mondo del calcio. Purtroppo molti club professionistici non stanno prendendo in seria considerazione la possiblità di far lavorare sull'aspetto psicologico i loro calciatori al fine di poter elaborare questa esperienza in cui ci si sente impotenti di fronte ad un nemico invisibile che genera paura a loro stessi e ai familiari più vicini.
«In questi momenti di profonda impotenza, dove magari si ricevono informazioni fuorvianti rispetto alla ripresa del campionato aumenta l'incertezza e lo stress. Ansia, rabbia e sbalzi d’umore sono condizioni a cui il cervello dei calciatori professionisti è molto probabilmente abituato, ma attraverso il linguaggio del corpo, della prestazione fisica.
In questo momento alcuni potrebbero trovarsi preoccupati e ‘sguarniti’, sentirsi isolati, in uno spazio mentale ‘nuovo’ che non permette loro di reagire. L’emergenza del Covid-19 può mettere a dura prova la psiche dei calciatori, magari in molti non hanno mai affrontato un trauma in cui l'impotenza ha il sopravvento, ricordiamo che la diagnosi di disturbo post traumatico da stress si ha quando si è vittima di un evento traumatico che mette a repentaglio l'incolumità personale e dei familiari più vicini.
Da una recente review pubblicata su The Lancet emerge che, durante l’epidemia di SARS del 2004, il 29% della popolazione in quarantena ha manifestato sintomi da disturbo da stress post-traumatico (PTDS) e il 31% da depressione.
Questi dati meritano di essere presi in seria considerazione, infatti non è da trascurare che i calciatori possando incorrere in patologie depressive, disturbo da stress post-traumatico, somatizzazione, panico, ansia o insonnia”, la cosa che preoccupa ancora di più è che le società non sono adeguatamente preparate per far fronte al disagio psicologico che può coinvolgere l'intera società e i propri calciatori, infatti molti calciatori non sono così inclini a intraprendere un percorso di Psicoterapia personale che possa aiutarli nell'elaborazione dell'esperienza che stanno vivendo.
Nel momento in cui i calciatori vanno incontro a una fase ansiosa e depressiva , i circuiti dei lobi frontali del suo cervello non riescono più a reagire in modo così efficiente. Le conseguenze si vedono in campo: il calciatore arriva in ritardo sul pallone, è più confuso, fa più fatica a leggere il gioco e anticipare le azioni degli avversari, è demotivato, facile alla depressione e a esplosioni di entusiasmo. Tutti questi fattori sono direttamente correlati al numero di goal, assist e al rischio di infortunio nella fase di rientro.
Considerando che il valore di un calciatore professionista è molto elevato ai giorni nostri credo che investire nella salute psicologica di questi sia indispensabile per poter affrontare il rientro in campo nel migliore dei modi.
Il consiglio che voglio dare alle società di calcio ma non solo a queste ultime, parlo anche di tutti gli sport agonistici professionistici, è quello di fare in modo che i calciatori possano essere monitorati anche a distanza da personale specializzato nel trattamento di disagio psicologico quindi da Psicologi e Psicoterapeuti abilitati, è necessario quindi fare una prevenzione prima che i disturbi psicologici associati al Covid19 possano diventare cronici.
Dottor.Giuseppe Bonanni
Psicologo Psicoterapeuta