

La dipendenza da alcool in chi ne è affetto provoca i primi sintomi negativi verso i 30-40 anni; tali manifestazioni di astinenza possono produrre effetti drammatici in un bevitore cronico, poiché l’organismo è ormai completamente assuefatto alla sostanza. Sul piano soggettivol’individuo è spesso ansioso, depresso, debole, nervoso e non riesce a dormire. I tremori muscolari, soprattutto nella piccola muscolatura delle falangi, del volto, delle palpebre, delle labbra e della lingua possono essere marcati e si registra un’accelerazione delle pulsazioni, un innalzamento della pressione arteriosa e della temperatura corporea.
Un bevitore cronico ha bisogno di fare uso di alcol tutti i giorni ed è incapace di smettere e di ridurre la quantità di alcol, nonostante i ripetuti tentativi di astenersi completamente o di limitare il consumo ad alcuni momenti della giornata. Può accadere che egli prenda delle “sbornie” rimanedo poi intossicato per giorni; in questo caso si parla di abuso.
Un sintomo frequente dell’intossicazione è la perdita del ricordo degli eventi verificatisi durante la fase acuta dell’intossicazione. Un comportamento di questo tipo provoca chiaramente difficoltà di ordine sociale e professionale, liti in famiglia o con gli amici, comportamenti violenti durante la fase di intossicazione, frequenti assenze dal lavoro con rischio di perdere il posto e arresti per ubriachezza molesta.
Nella pratica Clinica è importante comprendere quanto il sistema di relazioni in cui è inserito il soggetto dipendente tende a favorire la ridondanza del comportamento disfunzionale, il mio approccio è basato sulla individuazione del contesto in cui è inserito chi è dipendente dall’alcol e si propone come supporto per le persone che sono intrappolate in questa dipendenza.
La nicotina, il principale alcaloide del tabacco, è l’agente che produce dipendenza. Essa stimola i recettori, detti ricettori nicotinici, che si trovano nei centri cerebrali del piacere. Secondo alcune ricerche del Ministero della Sanità degli Stati Uniti, il tabacco uccide più americani dell’AIDS, degli incidenti automobilistici, della cocaina, dell’eroina, degli omicidi e dei suicidi messi assieme. I figli dei fumatori hanno maggiori probabilità di soffrire di infezioni alle alte vie respiratorie, di bronchite e di infezioni auricolari rispetto ai loro coetanei i cui genitori non fumano. I rischi per la salute sono significativamente inferiori per i fumatori di pipa e di sigari, poiché solo raramente essi inalano il fumo nei polmoni, ma questo tipo di consumo accresce il rischio di cancro alla bocca. Tra i problemi di ordine medico associati all’abitudine del fumo di sigarette e quasi certamente causati o esacerbati da essa vi sono il cancro polmonare, l’enfisema, il cancro della laringe e dell’esofago e diverse malattie cardiovascolari. Dopo aver smesso di fumare, i rischi per la salute diminuiscono drasticamente nell’arco di 5-10 anni, fino a raggiungere livelli solo leggermente superiori rispetto ai non fumatori, sebbene la distruzione del tessuto polmonare sia irreversibile. Altro aspetto importante del fenomeno del consumo delle sigarette è il fumo passivo. Il fumo proveniente dalla sigaretta accesa si diffonde e viene respirato anche dai non fumatori. Essi possono subire danni polmonari, forse anche permanenti, in seguito all’esposizione prolungata al fumo di sigaretta. Molti non fumatori non sopportano l’odore del tabacco combusto, che in alcuni casi provoca reazioni allergiche.
Un supporto psicologico in entrambi casi può rappresentare un punto di svolta verso la libertà da queste sostanze.