Pensieri ossessivi che non vanno via, bisogna darne un senso agendo strategicamente

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Pensieri ossessivi che non vanno via, bisogna darne un senso agendo strategicamente

pensieri ossessivi

La mia esperienza clinica mi ha fatto comprendere la natura e il significato di alcuni pensieri che sovrastano nella mente dei miei pazienti e non gli consentono una vita serena e armonica con se stessi e con gli altri.

Molti di questi pazienti infatti hanno un problema di natura ossessiva, sono impegnati costantemente a combattere con le loro ossessioni che possono avere tematiche differenti,

I pensieri ossessivi possono essere raggruppati in categorie e riguardano:

  • Ossessioni aggressive (paura di far male a sé o agli altri, di insultare qualcuno, di pronunciare oscenità, ecc.)
  • Ossessione di contaminazione (preoccupazione o disgusto per i rifiuti, per le secrezioni del corpo, lo sporco, i germi, per le contaminazioni ambientali, per il contatto con gli animali, ecc.)
  • Ossessione sessuale (pensieri, immagini o impulsi sessuali proibiti o perversi; paura di poter essere omosessuali, pedofili, preoccupazione per l’incesto, ecc.)
  • Ossessione legata all’accumulo (pensare costantemente ad accumulare denaro, beni, oppure cose definite dagli altri inutili)
  • Ossessione a sfondo religioso (paura di commettere un sacrilegio o peccati di blasfemia, iper-moralità, ecc.)
  • Ossessione di simmetria o precisione
  • Ossessioni somatiche (pensare costantemente alle malattie oppure ad alcune parti del proprio corpo, come naso, orecchie, ecc.)
  • Ossessioni varie (necessità di sapere o ricordare, timore di dire certe cose, timore di non dire proprio la cosa giusta, ecc.)

Leggendo questa lista probabilmente avete trovato qualcosa di familiare: questo non significa che siete ossessivi. In realtà ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha avuto dei pensieri ossessivi del tipo:

– “potrei prendere questo coltello e far del male a…”
– “potrei dare un brusco colpo al volante e finire fuori strada…”
– “potrei gettarmi da questo balcone…”
– “potrei gettarmi sotto il treno oppure la metropolitana…”

Chi soffre di ossessioni patologiche non ha questo tipo di pensieri ogni tanto, ma ne è letteralmente “assediato”: queste persone si svegliano al mattino e subito si domandano “vediamo se per caso ho ancora quel pensiero”, e così via fino al momento di coricarsi la sera.
Per cui non è la presenza di un’ossessione che deve preoccuparvi, ma l’intensità e la frequenza con cui questi pensieri si presentano nella vostra mente.
Immaginatevi una scala di misura che va da quasi mai a sempre e provate a rispondere a queste domande:

  • Evitate di usare i bagni pubblici per paura delle malattie?
  • Quando maneggiate il denaro vi sentite le mani sporche?
  • Se toccate qualcosa ritenuto “contaminato” dovete correre immediatamente a lavarvi?
  • Diventate dei contorsionisti negli Autogrill quando siete costretti a toccare le porte?
  • Quando vi vengono in mente dei dubbi sentite la necessità impellente di ricevere rassicurazioni?
  • Tornate a ricontrollare la portiera dell’automobile (o la porta di casa) per vedere se l’avete chiusa?
  • Controllate diverse volte di aver compilato correttamente un assegno o un documento?
  • Pensate e ripensate al modo in cui avete svolto un compito a casa o al lavoro?
  • Vi capita di non essere sicuri di aver fatto cose che in realtà avete fatto? (ad es. “ho pagato la bolletta?”, “ho portato mio figlio a scuola?”, “ho evitato il pedone sulle strisce oppure l’ho urtato?”)
  • Avete l’impressione di non riuscire mai a spiegarvi al 100% con gli altri?
  • Vi create molti dubbi anche su cose molto semplici?
  • Faticate a “svuotare la mente” da alcuni pensieri?
  • Vi vengono in mente parole stupide, volgari oppure bestemmie contro la vostra volontà?
  • Temete di poter perdere il controllo e di insultare le persone che incontrate?
  • Avete la sensazione che la vostra mente “lavori troppo”?
  • Vi sentite costretti a ricordare numeri o sequenze senza importanza?
  • Avete il timore di poter far del male a qualcuno?
  • Vi turba la vista delle armi?
  • Vi sentite costretti a camminare in modo particolare (ad es. contando le piastrelle, evitando di calpestare le linee incrociate, toccando gli stipiti delle porte, ecc.)?
  • Il sentir parlare di “suicidio” o di “morte” vi turba per ore intere?

Non è detto che se avete risposto “sempre” alla maggior parte di queste domande voi siate ossessivi, ma di certo sarebbe consigliabile un approfondimento specialistico: meglio togliersi ogni dubbio, no?

In generale possiamo affermare che le ossessioni diventano tali nel momento in cui la persona giudica inaccettabili questi pensieri. Nel precedente esempio, il paziente con un’elevata moralità giudicava inaccettabili alcuni pensieri durante la Messa: tutto ciò faceva aumentare la sua ansia, e di conseguenza l’intensità stessa dell’ossessione.
Possiamo riassumere il funzionamento di un’ossessione con il seguente schema:

Stimolo iniziale

Formazione di un pensiero (o immagine) dello stimolo

Se il pensiero è accettabile, non succede nulla

Se il pensiero è inaccettabile arriva l’ansia

Ansia: alterazione fisiologica (es. tachicardia)

Alterazione fisiologica: riduzione della percezione di “controllo”

Aumento dell’ansia, aumento dei pensieri intrusivi

Aumento dei comportamenti di auto-controllo,
rassicurazione ed evitamento (compulsioni)

Le compulsioni, dando un sollievo immediato,
confermano l’inaccettabilità del pensiero
(= “certi pensieri devono essere controllati”)

Attraverso questo circolo vizioso, la persona “impara” ad essere sempre più sensibile rispetto all’inaccettabilità di alcuni pensieri o immagini: di conseguenza la maggiore sensibilità fa sì che molti pensieri vengano sempre più giudicati come inaccettabili (quindi aumenta lafrequenza delle ossessioni, ovvero dei pensieri che abbiamo definito “inaccettabili”).
Più passa il tempo, più la persona giudica i propri pensieri inaccettabili, e quindi cerca in tutti i modi di controllarli attraverso rituali e compulsioni.
Per questo motivo, il disturbo ossessivo-compulsivo tende a peggiorare nel tempo se non curato in modo adeguato.

Contro queste tematiche ossessive propongo un duplice approccio strategico e relazionale che permette innanzitutto al paziente di capire che i pensieri non sono altro che il contrario di quello che rappresentano e dai quali non bisogna aver paura facendo leva sulle emozioni che li accompagnano (il paziente è in preda al mare agitato e deve restare fermo ad aspettare che l’onda venga avanti  quello che deve fare è tenere il controllo della barca senza farla capovolgere), l’approccio relazionale è basato sulla situazione attuale che il paziente vive e nel sistema relazionale in cui è inserito, con l’approccio strategico si tende ad utilizzare soluzioni semplici per problemi complessi, prescrizioni paradossali che permettono di riprendere il controllo del proprio pensiero. Se anche tu soffri di questo tipo di disturbo e vuoi uscirne contattami per un appuntamento agli studi di Napoli o Portici.

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